domenica 26 settembre 2010

DI CAROLINA CILIBERTO

Note di Carolina Ciliberto
Strategie visive per la comunicazione con un alunno autistico:

esperienza personale

26 settembre 2010 alle ore 23.00


Per motivi di privacy chiamerò questo alunno Marco, un bambino autistico, che conoscevo fin da piccolo.
Diversi anni fa ho sperimentato con lui, in una classe prima un Progetto individualizato di avviamento alla letto-scrittura servendomi della comunicazione visiva,

( GLI AUTISTICI APPRENDONO VISIVAMENTE, comprendono solo quando vedono, pensare di avviarli alla letto-scrittura con i programmi tradizionali basati sul metodo sillabico è una battaglia persa).

Con la psicopedagogista che seguiva il bambino si è deciso di elaborare un Progetto specifico di letto-scrittura centrato sulle capacià visive dell'alunno, in un ambiente diverso dalla classe, comunque solo per poche ore al giorno, le altre erano fondamentali per la socializzazione, anche perchè Marco, come tutti gli autistici non era in grado di entrare in relazione con gli altri, con conseguenti comportamneti problematici, buttarsi per terra, urlare, lanciare oggetti, ecc... Era una scuola a tempo pieno e questo mi dava la possibilità di uscire dalla classe, mentre ero in compresenza.

Volevo mettere inn pratica ciò che avevo imparato dai miei numerosi corsi sull'autismo.

Le attività venivano svolte tutte le mattine dal lunedì al venerdì nelle due ore prima dell'intervallo in un contesto relazionale tra me e lui. La cornice in cui avvenivano le esperienze educative era un'aula luminosa con una grande lavagna .

Tutte le mattine nell'aula era diventata ormai un'abitudine predisporre con il bambino angoli didattici e ludici, in base a quello che c'era nella mia " borsa magica".

Marco la prima domanda che mi faceva era : " Cosa c'è nella borsa magica?" C'erano sempre dei puzzle che venivano sistemati nel solito angolo e lui sapeva che poteva usarli solo dopo aver terminato il lavoro ( rinforzo positivo). C'erano sempre storie fantastiche di animali con immagini coloratissime, la prima volta che ha tirato un libro fuori dalla borsa io glio ho detto : "Stai attento a non sciuparli sono preziosi" e lui ogni volta che prendeeva un libro ripeteva : " Stai attento a non sciuparli, sono preziosi" ( APPRENDIMENTO PER ECOLALIA...tipico degli autistici)e li riponeva delicatamente nell'angolo lettura. Il suo libro preferito era "Giulio Coniglio e gli amici lontani", lo ha imparato a memoria guardando le immagini e ascoltando la storia. A fine anno lo leggeva benissimo.

Le esperienze di aprendimento ( quello che doveva fare) le rendevo visibili alla lavagna attraverso il disegno di una linea del tempo di due ore intervellata da simboli che ricordavano al bambino ciò che doveva fare ( COMPRENDEVA SOLO SE VEDEVA... e questo lo rassicurava) . Man mano che Marco finiva un'attività, cancellavamo un pezzo di linea e piano piano si arrivava al punto dove c'era disegnato il puzzle. Questa strategia allungava i suoi tempi di attenzione sul compito e diminuiva i suoi comportamenti problematici.

Per avviare il bambino alla letto-scrittura ho preso spunto dal METODO FADING ( attenuazione dell'aiuto) e ho ideato il gioco del trenino delle parole. Ho realizzato dei cartoncini con la scritta di parole globali in stampato maiuscolo sovrapposti al disegno ( questo aspetto è stato molto importante perchè costringeva il bambino a guardare al parola sovrapposta sul disegno). Per ogni parola ho realizzato quattro disegni che scomparivano man mano e rimaneva solo la scritta.I quattro cartoncini formavano un vagone dopo che il bambino li aveva letti.

Il gioco del trenino aveva questa ritualità: gli mostravo il cartoncino con il disegno e gli chiedevo cosa c'era scritto, lui leggeva ( non poteva sbagliare perchè c'era l' aiuto del disegno) , io lo gratificavo e gli dicevo: bravo! Come ha fatto? e lui: " perchè so leggere": in questo modo l'autostima del bambino cresceva perchè si rendeva conto che la lettura poteva essere alla sua portata.

Questo gioco veniva svolto per terrra. Io ascoltavo il bambino mentre leggeva, ripetevo lentamnete le parole e a volte sbagliavo di proposito e lui si accorgeva dell'errore perchè c'era l'aiuto dell'immagine. Quando Marco sbagliava di proposito io capivo che aveva memorizzato la parola. I vagoni delle parole apprese entravano nel deposito (una scatola) e venivano inserite parole nuove .

Il trenino è stato sostiutito in modo graduale da giochi più complessi come ad esempio il gioco delle parole colorate, oppure quello della trasformazione delle parole, oppure il memory delle parole da associare all'immagine.

Tutte le attività di scrittura partivano sempre dalle immagini e in modo graduale da parole a lui familiari a parole nuove. Le fasi erano: copiatura da un modello dato, collegamento del nome all'immagine corrsipondente, scrittura auronoma di parole conosciute partendo dall'immagnie...solo alla fine di questo lungo percorso si è passati alla sillaba .

L'ascolto delle storie lo avevo strategicamente collocato dopo le attività di scrittura e Marco lo viveva come un momento liberatorio perchè poteva sdraiarsi nell'angolo lettura. Io leggevo e il bambino sfogliava il libro , così faceva esperienza di lettura anticipata dalle immagini , mentre ascoltava.

Marco è entrato nel magnifico mondo della lettura poco prima di Pasqua. Il papà mi ha telefonato, mentre era in vacnza e piangendo mi ha detto: " MARCO LEGGE, sta leggendo tutte le indicazioni stradali, lungo l'autostrada" Leggeva tutte le indicazioni, in qulasiasi posto andava. Gli piaceva leggere l'elenco telefonico. Quando era particolarmente agitato gli davo l'elenco telefonico per calmarlo e lui con grande entusiasmo iniziava a leggere i nomi dei paesi e degli abitanti, inutile dire che se si fissava di cercare l'ultimo abitante di quel determinato paese doveva sfogliarlo tutto.... Ma questa è un'altra storia... Tra me e il bambino e la famiglia c'era molta empatia ed era il momento di staccarsi, l' anno successivo ho chiesto il trasferimento , perchè il mio compito era finito, adesso Marco doveva imparare a socializzare con gli altri, imparare ad adattarsi ad altre figure adulte...... mi è capitao di incontrare Marco, ma come tutti gli autistici non è in grado di stabilire relazioni affettive, per me è un ricordo...non saprò mai se lui ricorda.

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